
Il decreto Cura Italia dimentica gli avvisi bonari
A seguito del decreto “Cura Italia” sono sospesi i termini di versamento in scadenza dall’8 marzo e fino al 31 maggio 2020 relativi a cartelle di pagamento, avvisi di accertamento e avvisi di addebito INPS. I pagamenti dovranno essere effettuati in un’unica soluzione entro il termine del 30 giugno 2020.
Il testo definitivo del provvedimento economico urgente emanato in considerazione dell’emergenza coronavirus non menziona però gli avvisi bonari dell’Agenzia delle Entrate, le cui scadenze e le cui rate di pagamento non subiscono alcun rinvio. Il coronavirus non sospende quindi i termini relativi alle comunicazioni di irregolarità emesse dall’Agenzia delle Entrate a seguito di controllo formale, automatico o di liquidazione delle imposte sui redditi a tassazione separata.
L’esclusione per ovvie ragioni appare immotivata, sia considerando la necessità di non gravare economicamente su famiglie ed imprese, sia in considerazione delle conseguenze per chi non paga le rate in scadenza: nel caso di mancato pagamento e di decadenza dalla rateazione la somma residua non pagata, comprensiva di sanzioni ed interessi, è iscritta a ruolo.
Non si è fatta attendere la reazione da parte delle imprese e dei professionisti. Da segnalare le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Nazionale dei Commercialisti, Massimo Miani sulle misure contenute nel decreto Cura Italia:
“Sulla sospensione dei versamenti, però, si doveva fare di più, a cominciare dallo sblocco della compensazione dei crediti per imposte dirette anche prima della presentazione della dichiarazione, rimuovendo il vincolo introdotto con l’ultima legge di bilancio che, nella situazione d’emergenza in atto, risulta ora del tutto anacronistico ovvero ancora dalla mancata sospensione per le rate in scadenza relativi agli avvisi bonari”.
I commercialisti chiedono misure più coraggiose, per creare un clima di fiducia e rassicurare imprese e professionisti danneggiati dall’emergenza coronavirus.

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